sabato 4 novembre 2017

IL MARCIUME DELLE BANCHE VENETE

Pubblichiamo una interessante riflessione dell'Avv. Biagio Riccio, che riguarda le recenti deposizioni dei vertici degli organi di Vigilanza, Consob e Banca di Italia, innanzi alla Commissione parlamentare di inchiesta sul crack delle Banche (anche quelle Venete) e che è divenuta oggetto di un articolo, pubblicato sul giornale on Line, Interessi comuni Journal, che ringraziamo. 

di Biagio Riccio 

3 novembre 2017 


Come è scritto su tutti i giornali di stamane, ieri si è tenuta alla Commissione Parlamentare di inchiesta, insediatasi recentemente alla Camera e presieduta dall’on.Casini, l’audizione sia del direttore generale di Banca di Italia Barbagallo che del direttore di Consob Apponi, entrambi chiamati a riferire del crack delle banche venete.
Le deposizioni sono state contrastanti, al punto tale che si è deciso un confronto all’americana, per stabilire chi dei due autorevoli funzionari mentisse.

Come dicono le cronache è emerso che:

1. Dall’anno 2013 su Veneto Banca vi è stata una carente gestione dei crediti in conflitto di interesse ad esponenti aziendali e loro congiunti per 70 milioni di euro.

2. Sono stati concessi sempre nella medesima banca “finanziamenti baciati” per 157 milioni di euro (Fonte il Sole 24 Ore del 3/11/2017). Sono nulli i “finanziamenti baciati”, quelli concessi da una banca, anche in forma di aperture di credito, a propri clienti per l’acquisto di azioni della banca stessa,erogati senza la preventiva autorizzazione dell’assemblea straordinaria. Il Tribunale di Venezia in proposito con due ordinanze del 29 aprile e del 15 giugno scorso ha impedito a Banca Veneta la richiesta ai clienti del pagamento dei saldi passivi di alcuni conti correnti,su cui erano confluiti i finanziamenti concessi, in violazione ed in dispregio delle riserve disponibili e superiori al limite costituito dagli utili distribuibili.
Si desume, dalle deposizioni, il fatto grave che i prezzi delle azioni da comprare erano stabiliti in modo arbitrario e discrezionale, senza alcun controllo,sopravvalute del triplo rispetto alle consistenze patrimoniali. I risparmiatori, scrive sul Fatto Quotidiano di oggi Meletti, hanno comprato la fuffa, perché hanno perso 11 miliardi.

3. Ha riferito Apponi che molti documenti necessari all’esercizio di vigilanza della Consob, Banca di Italia non li metteva a disposizione, “costringendo a cercarceli da soli”. Tra l’altro non è neppure spiegabile il sistema delle “porte girevoli”:molti funzionari di Banca di Italia,quali controllori,sono stati assunti dalle banche controllate.

4. “È emerso un ecosistema doloso e collusivo volto ad occultare in maniera sistematica e fraudolenta informazioni al mercato ed alle Autorità di vigilanza. Questo perché ad opera del management delle due Banche vi era la chiara percezione di essere in una assoluta condizione di impunità. E’ stato impressionante il lavoro svolto dalle due banche per rappresentare un’immagine non veritiera”, ha mestamente dichiarato Apponi.

5. Secondo quest’ultimo, dunque, nel sistema di vigilanza qualcosa non ha funzionato, perché tra Banca di Italia e la Consob non vi è stato uno scambio proficuo di necessarie informazioni per tutelare il mercato: egli ha detto serafico:”la Banca d’Italia è per la segretezza, la Consob per la trasparenza”.

6. Di ieri è la notizia che il fabbisogno dello Stato nei primi dieci mesi del 2017 sia salito a. 61.141 miliardi di euro, con un aumento di ben 11,5 miliardi rispetto allo stesso periodo del 2016, dovuto,dice il Ministro Padovan, alle erogazioni effettuate per la salvaguardia del sistema bancario (Libero e Repubblica del 3/11/2017).

Ora si attende il confronto all’americana per capire chi è stato inerte e perché la Vigilanza sia arrivata in ritardo,quando già dal 2009 il prezzo delle azioni era truccato e la crisi era evidente, per la malversazione del management oggi ancora a piede libero.
Chi ci ha rimesso patrimonio e sacrifici di una vita sono stati 120 mila risparmiatori (Corriere della Sera del 3/11/2017).
Le responsabilità sfumano o si tenta di occultarle: con il suo sagace umorismo ed ironia sferzante Ennio Flaiano diceva: fra due punti ci hanno insegnato a scuola la linea più breve è una retta, in Italia invece è l’arabesco.

Copertina: particolare del trittico “Tentazioni di sant’Antonio” dipinto di Hieronymus Bosch, databile al 1501 circa e conservato nel Museu Nacional de Arte Antiga di Lisbona.

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