giovedì 12 aprile 2018

DIAMANTI E BANCHE: CHI È RIMASTO TRUFFATO ORA PUÒ OTTENERE I RIMBORSI


Truffa dei diamanti, investitori cesenati chiedono tutela a Federconsumatori

Sono circa 1100 i risparmiatori che si sono mossi per  denunciare la truffa dei diamanti in tutto il territorio nazionale. I cittadini coinvolti sono stati convinti ad investire i propri risparmi in pietre preziose, per un ammontare complessivo di 21,2 milioni di euro. SDL Centrostudi intende denunciare questa grave situazione che ha coinvolto soprattutto persone anziane (circa il 70% degli investitori).




Tra le principali banche coinvolte nella vicenda dei diamanti Intermarket Diamond Business (Idb) e Diamond Private Investment (Dpi) venduti a prezzi stratosferici, con la Banca Mps chera una di quelle a non collaborare.

"Il rifugio negli investimenti in diamanti a molti investitori sembrava una buona strada - spiega Serafino Di Loreto, avvocato fondatore di SDL Centrostudi  ampiamente garantita da parte di specialisti che, in presenza dei consulenti della propria banca, assicuravano un “investimento sicuro. Peccato che gli stessi diamanti, oggi, hanno valori fortemente svalutati ed i cittadini non riescono neanche a venderli sul mercato".

Ma ora ci sono i primi due casi di rimborso integrale da parte di Banca Mps a clienti che si sono rivolti a una associazione in difesa del consumatore. I clienti sono stati convocati in agenzia per una video-conferenza col responsabile di area di Banca Mps che ha assicurato loro il pagamento entro la fine del mese di aprile dell'intero importo del bonifico a suo tempo eseguito alla Diamond Private Investment (Dpi).

Anche l’Agcm ha multato per 15 milioni di euro le banche ed i broker per le proposte “gravemente ingannevoli e omissive”, aggravate dal fatto che le quotazioni relative ai prezzi dei diamanti erano fissate attraverso la “contrattazione in mercati organizzati.



venerdì 6 aprile 2018

IL SALVATAGGIO DELLE BANCHE VENETE ZAVORRA DEI CONTI: IL DEFICIT SALE DI 4,7 MILIARDI

La stima dell'Eurostat. Il peso sul debito è di 11,2 miliardi





I conti pubblici italiani non restano indenni al salvataggio delle banche venete. La maxi-liquidazione di Veneto Banca e Popolare di Vicenza, decisa dal governo Gentiloni lo scorso giugno per evitare il fallimento dei due istituti e il tracollo del territorio circostante, pesa sul debito pubblico, come previsto, ma anche sul deficit, tanto da poter prevedere un possibile rialzo delle stime più che positive arrivate dall'Istat all'inizio di marzo.






Nell'estate 2017, al termine di una lunga trattativa con l'Europa, lo Stato ha sborsato 4,8 miliardi sotto forma di iniezione vera e propria di liquidità e ha concesso 12,4 miliardi di ipotetiche garanzie per permettere ad Intesa San Paolo di salvare il salvabile e di prelevare gli asset ancora 'buoni' delle due banche. Eurostat, appositamente sollecitato in proposito, ha chiarito, a distanza di 9 mesi, che l'impatto complessivo sui conti della doppia operazione è di 4,7 miliardi per quanto riguarda il deficit e di 11,2 miliardi per il debito.


In pratica il rapporto tra deficit e Pil, calcolato dall'Istat all'1,9% nelle stime provvisorie di marzo, potrebbe quindi salire di qualche decimale, così come potrebbe risalire un pò la china anche il debito, la cui discesa - certificata dall'Istituto di statistica italiano sempre all'inizio dello scorso mese - era stata salutata con entusiasmo, prima delle elezioni del 4 marzo, sia dal premier che dal ministro dell'Economia.

I 4,7 miliardi di impatto sul deficit calcolati da Eurostat, in modo probabilmente inaspettato per il Mef che aveva sempre negato l'effetto banche venete sull'indebitamento, valgono tra lo 0,2 e lo 0,3%. Dall'1,9% stimato dall'Istat si potrebbe così salire al 2,1%-2,2%, più o meno in linea con le previsioni del governo contenute nella Nota di aggiornamento al Def di settembre (2,1%) e comunque in calo rispetto al 2,5% del 2016.

Considerando il salvataggio come operazione una tantum, l'effetto non si sentirebbe invece sul deficit strutturale, quello considerato valido per il rispetto delle regole europee sul pareggio di bilancio.

Anche il debito, stimato in calo al 131,5%, potrebbe subire qualche revisione, ma in questo caso fonti del Tesoro ricordano che parte dell'impatto è già stato contabilizzato nel fabbisogno. Sugli oltre 11 miliardi misurati da Eurostat, il peso effettivo da incorporare nei nuovi dati dovrebbe quindi essere limitato a circa 6 miliardi.

L'Istat ufficializzerà le nuove stime domani, ma oggi il Ministero dell'Economia ha intanto già diffuso il dato sul fabbisogno dei primi tre mesi del 2018, in miglioramento di 2,6 miliardi rispetto allo stesso trimestre del 2017. Certo i conti potrebbero ulteriormente risentirne se mai si concretizzasse nei prossimi mesi l'intenzione manifestata da Lega e M5S di risarcire in toto o in parte anche gli azionisti dei due istituti o di adottare una trattamento preferenziale per gli obbligazionisti.

FONTE: ANSA

lunedì 26 marzo 2018

EX BANCHE VENETE: IL GRIDO DEI 700 RIMASTI SENZA FUTURO

Il pericolo licenziamento per 700 lavoratori dell’ex Banche venete è stato diramato in questi giorni da vari quotidiani.



Il “Corriere del Veneto” e il “Corriere di Verona” hanno pubblicato un articolo a firma di Andrea Alba dal titolo “”Veneto sit-in all’ex sede degli addetti delle controllate. In 700 nel limbo della liquidazione”. Anche “Il Giornale di Vicenza” ha dato ampio risalto all’azione di protesta pubblicando un articolo a firma di Maria Elena Bonacini dal titolo "Ex venete, il grido dei 700 rimasti senza futuro".

“Noi lavoratori delle controllate siamo discriminati. Mentre gli altri sono stati salvati, siamo trattati da dipendenti di serie B. Non vorremmo essere noi l’unico fallimento”. E’ questo il grido di dolore dei 700 dipendenti rimasti fuori dal perimetro di Intesa Sanpaolo. A non avere alcuna certezza sul loro futuro sono tutti gli addetti delle 10 società partecipate da Bpvi e Veneto Banca : Apulia Previdenza e Prontoprestito, Gruppo Banca Intermobiliare, Bpvi Multicredito, Claris Factoring, Claris Leasing, Farbanca, Immobiliare Stampa, Nem e Prestinuova.
Sulla delicata situazione First Cisl ha sempre avuto una posizione chiara e propositiva, espressa dal segretario generale di First Cisl Giulio Romani. Sulle pagine del quotidiano vicentino le ribadisce il segretario provinciale di First Cisl Vicenza, Gianfranco De Zottis. “Siamo qui per tenere alta l’attenzione su 700 famiglie rimaste fuori dal salvataggio, visto che dopo 9 mesi non c’è alcuna certezza. Intesa per questo ha ricevuto ingenti risorse pubbliche, non vorremmo che le partecipate diventassero marginali e dimenticate, mentre una soluzione ci sarebbe: far assorbire le 10 società, che producono utili, da Sga. Potrebbe essere un polmone in mancanza di alternative”.

domenica 4 marzo 2018

BANCHE: GUAI IN VISTA E UN GRAVE FATTO MAI ACCADUTO PRIMA


Un grave rischio si prospetta per i correntisti all'indomani delle elezioni del 4 marzo,:il Paese potrebbe di nuovo ritrovarsi a fare i conti con la crisi del sistema bancario. Uno scenario drammatico. E tutto potrebbe scoppiare da un momento all'altro come  dimostrano anche i conti correnti di un istituto italiano per la prima volta congelati! Ne parliamo in questo articolo. 


L'eredità dei Governi Renzi e Gentiloni potrebbe essere pesante per il nuovo Governo. Le banche restano il Tallone d'Achille del nostro Paese . 

Mps è solo la punta dell'iceberg dei problemi irrisolti nelle banche italiane per le varie criticità lasciate da Renzi e Gentiloni. Come dimostrano anche i conti correnti di un istituto italiano per la prima volta congelati

E la questione rischia quindi di diventare una bomba sociale. L’eredità dei Governi Gentiloni e Renzi, che pure hanno provato a rimettere in moto un Paese fiaccato da dieci anni di crisi economica e anche di rappresentanza politica rischia quindi di pesare in maniera negativa sul futuro dell’Italia. E il caso Mps suscita paure che basta evocarle per capire la complessità della situazione che il nuovo Governo dovrà gestire nei prossimi anni. Vediamo quali sono tutti i motivi.
Banche l’eredità di Gentiloni e Renzi bomba

Il problema intorno al quale ruota la questione è essenzialmente quella della qualità dei crediti in capo alle banche italiane. Non si potrà ancora per molto fare come lo struzzo e mettere la testa sotto la sabbia per far finta di non vedere come ad esempio Mps, istituto che già è salito agli onori della cronaca diverse volte negli ultimi anni (con risvolti anche tragici come la morte di David Rossi, una vicenda ancora oscura), sia l’emblema di questo pericoloso impasse. 

Costato agli italiani decine e decine di miliardi di euro (alcune stime parlano di 26 miliardi di euro serviti a salvare l’istituto senese e le altre banche interessate da questa crisi). E a nulla sono servite le operazioni dei prestigiatori della finanza. Che hanno provato a nascondere con varie operazioni, lo stato reale del sistema bancario italiano. Ma il mercato prima o poi arriverà alla verità. E quello sarà il momento in cui i nodi verranno al pettine. E saranno molto probabilmente guai.

“Siamo tutti i giorni in prima linea - spiega l'avvocato Serafino Di Loreto, fondate di SDL Centrostudi - con una task force legale e finanziaria dedicata, a chiedere giustizia in tutte le sedi, Tribunali compresi, innanzi allo strapotere dei cosiddetti soggetti economici privilegiati. In 7 anni di attività – tra totale dei recuperi, aste sospese, posticipo pagamenti, dilazioni, compensazioni, rinegoziazioni, dilazioni di debito, saldi e stralci, risarcimenti, sospensione, annullamento cartelle esattoriali (ed anche alcune soccombenze) – abbiamo contribuito a mantenere vivi sul territorio e restituire dignità e nuova vita a cittadini e PMI destinati altrimenti a soccombere”, dichiara l’Avvocato Serafino Di Loreto.  

“Siamo operativi con successo anche sul fronte della Legge 3/2012, meglio nota come ‘salva-suicidi’: un provvedimento normativo divenuto più attivo nel 2015 che consente a privati e aziende (soggetti non fallibili) alle prese con gravissime e insormontabili situazioni derivate da crisi da sovraindebitamento di potersi, attraverso opportune procedure, riabilitare dalla cosiddetta ‘morte civile’, e riprendere una vita umanamente, economicamente e professionale normale e degna”, conclude il fondatore di ‘SDL Centrostudi SPA’.

Il caso Mps è sufficiente a spiegare quali sono i motivi della bomba sociale rappresentata dalle banche. Una bomba pronta ad esplodere. Più presto di quanto si possa immaginare. La ricapitalizzazione “preventiva” dell’istituto senese avrebbe dovuto rimettere le cose a posto riportando la banca a livelli di redditività e di efficienza accettabili. In realtà, nonostante la ripresa economica e l’iniezione di fondi pubblici, Mps continua a essere un malato grave. Il rischio è che alla fine al consolidamento del settore bancario l’Italia debba assistere all’estinzione di una grossa fetta di aziende di credito, con costi economici e sociali molto elevati.


PER LA PRIMA VOLTA UNA BANCA ITALIANA CONGELA PER UN MESE TUTTI I CONTI CORRENTI 

Incredibile che non se ne parli: si tratta di un provvedimento destinato a passare alla storia perché si tratta delle prima volta che una banca decide di bloccare i conti correnti dei propri clienti. 


Come riportato sul comunicato stampa ufficiale della banca in cui si annuncia il commissariamento di Banca Base, il commissario prof. avv. Antonio Blandini decreta che “Al fine di tutelare la totalità dei creditori, e, in particolare, di preservare il valore aziendale e porre al sicuro i diritti dei clienti, dei depositanti e dei creditori in generale della Banca, ai sensi dell’art. 74 del testo unico bancario è stata disposta, con relativo provvedimento del Commissario Straordinario, a tanto appositamente autorizzato dalla Banca d’Italia, e dietro parere favorevole del Comitato di Sorveglianza, la sospensione, per il periodo di un mese, del pagamento delle passività di qualsiasi genere, nonché della restituzione degli strumenti finanziari alla clientela.”

In poche parole, ai clienti viene inibita la gestione per 30 giorni e il bancomat delle due filiali è adesso bloccato. Confedercontribuenti ha inviato una lettera a ministro dell'Economia, al direttorio e all'Unità gestione delle crisi della Banca d'Italia con la richiesta della revoca del provvedimento di sospensione dell'operatività dei correntisti. Secondo il presidente nazionale Carmelo Finocchiaro, la decisione è semplicemente ingiusta. A suo dire, non possono essere i clienti correntisti a pagare le conseguenze di responsabilità gestionali. Di conseguenza chiede che si proceda con immediatezza allo sblocco delle disponibilità finanziarie dei correntisti. Un mese per aziende e famiglie - riflette - costituisce un atto che ancora una volta Banca d'Italia fa nei confronti di coloro che non hanno alcuna responsabilità

Il presidente dell'associazione a difesa dei cittadini rileva che per le imprese è anche un discredito nei confronti dei fornitori che si vedono tornare indietro assegni con il rischio del blocco delle forniture. Una situazione che non è mai avvenuta in Italia per nessun altro commissariamento. Quale sarà la risposta del Ministero dell'Economia? Arriverà il decreto di sospensione di tutti i pagamenti dovuti all'Erario in questi trenta giorni, non essendoci alcuna responsabilità da parte dei contribuenti, clienti di Banca Base?

lunedì 5 febbraio 2018

MPS: IL SISTEMA BANCARIO DOPO LA TEMPESTA

Pier Carlo Padoan, ministro dell’Economia dei governi Renzi e Gentiloni, nonché candidato con il Pd a Siena e Torino, memore del fatto che siamo in piena campagna elettorale, ha parlato delle scelte compiute durante la crisi bancaria. Secondo il ministro il governo ha agito in modo corretto sulle banche, tutelando i risparmiatori e i lavoratori e spendendo, per i salvataggi, speso meno di tutti gli altri Paesi europei. Ciò consente all’Italia di non essere sotto attacco degli speculatori, ma all’interno delle dinamiche normali dei mercati finanziari. 


Il sistema bancario, dopo la tempesta, è diventato più solido, come dimostra anche il caso MPS. La banca è stata rimessa in condizione di operare in sicurezza, e darà il suo contributo all'economia italiana, senza aver penalizzato i risparmiatori. È bene ricordare che gli aiuti di Stato che hanno salvato MPS sono equivalenti a 5,4 miliardi di euro e sono servito per la ricapitalizzazione precauzionale del Monte dei Paschi di Siena sulla base dell’accordo di massima sul piano di ristrutturazione della banca raggiunto nel giugno 2017 dalla commissaria Vestager e dal ministro dell'economia Pier Carlo Padoan. Il contributo richiesto ad azionisti e obbligazionisti subordinati è stato di 4,3 miliardi. Secondo quanto concordato da Ue e Stato Italiano, chi ha pagato di più sono stati gli azionisti e gli obbligazionisti subordinati. I piccoli risparmiatori che avevano comprato obbligazioni subordinate sono stati compensati, a patto che siano stati oggetto di «vendita fraudolenta» perché non adeguatamente informati dei rischi. La compensazione è avvenuta tramite la conversione delle obbligazioni in azioni, riacquistate dalla banca e pagate «con strumenti finanziari più sicuri». 

Il piano industriale 2017-2021 del Monte dei Paschi di Siena contestuale al risanamento, è bene ricordarlo, prevede "una revisione del dimensionamento di tutte le strutture organizzative del gruppo" che porterà a una riduzione di circa 5.500 unità entro il 2021 (di cui 4.800 uscite attraverso l'attivazione del Fondo di solidarietà, 450 uscite legate alla cessione/chiusura di attività, 750 uscite derivanti da turnover fisiologico) e la chiusura di 600 filiali su 2000: un taglio del 30%. L'utile netto di Mps al 2021 sarà superiore a 1,2 miliardi di euro, con un Roe pari al 10,7%.

lunedì 15 gennaio 2018

CONTI CORRENTI? SEMPRE PIÙ CARI. GLI INVESTIMENTI? RISCHIOSI

Oltre alla bassa propensione dei risparmiatori a depositare somme liquide sul conto corrente, a causa dei rischi che questo comporta, specialmente se si versano somme cospicue finora tenute in casa, i conti correnti hanno i rendimenti pari a zero



Un rendimento dello 0,1%? Vi manda in perdita. Nell’ultimo anno i costi per i servizi bancari, anche quelli on line, sono cresciuti in media del 20%, prendendo come riferimento un campione rappresentato dai principali 10 operatori del credito.

Dal 2013 ad oggi si registra un aumento medio di 36 euro, con incrementi concentrati soprattutto negli ultimi mesi del 2107 e destinati a proseguire anche quest'anno. Secondo le associazioni dei consumatori, i è possibile prevedere aumenti con rincari medi fra i 18 e i 38 euro annui a famiglia. 

I conti correnti ad operatività mista (sia on line che in filiale) hanno risentito di aumenti anche del 52,8%, a dimostrazione che sono tipi di conto che gli istiuti di credito vogliono disincentivare. In quattro anni sono passati in media da 82 a 115,73 euro di costo annuo. I conti tradizionali sono quelli che hanno subito gli aumenti maggiori, arrivando a pagare quasi 173 euro l’anno, scontando in questo modo la scelta di continuare a fare tutte le operazioni allo sportello.



Le banche on line hanno invece tagliato costi di canone, movimenti, bonifici e prelievi allo sportello, costo degli assegni e del canone annuo della carta di credito per 12,22 euro di media, aumentando però i costi legati al versamento di contanti e assegni, dei bonifici on line delle domiciliazioni e dei prelievi attraverso gli Atm di altre banche e nella Ue. Il costo annuo di tenuta del conto bancario è quindi aumentato da un minimo di 13 ad un massimo di 43 euro l’anno. 

I conti correnti più convenienti restano quelli on line, che nonostante gli aumenti restano i più abbordabili. Bisogna però tenere conto che inizialmente le banche per promuovere i servizi online non facevano pagare canone e offrire gratis molti servizi. Questo spiega perché nel corso del tempo i conti correnti online abbiano subito i maggiori aumenti, pur restando sempre estremamente convenienti. 

Le cause di questi aumenti quali sono? Colpa dei tassi negativi applicati da un po’ di tempo a questa parte da parte delle Bce, che sono anche causa del basso rendimento dei conti correnti. Inoltre i rincari sono legati all’incremento dei costi sostenuti dal sistema bancario in seguito ad alcuni interventi da parte del legislatore o di altri enti di controllo bancario nonché per impegni imposti da autorità per sicurezza dei clienti». Inoltre aumentare i costi dei conti tradizionali ha anche un altro vantaggio: spingere sempre di più la clientela verso l’on line, che per gli istituti di credito è più efficiente, più pratico e, dal punto di vista economico, molto più redditizio. 

Se si vuole pagare poco basta chiedere di attivare un «conto di base». Lo prevede una specifica convenzione tra Mef, Banca d’Italia e Abi e tutte le banche sono obbligate ad averlo. È un conto speciale, rivolto a chi ha limitate esigenze di operatività, con un canone ridotto e fisso, appena 2 euro al mese, e con un pacchetto di servizi, come bancomat, prelievi allo sportello, bonifici, e domiciliazione utenze, gratuito. Per i redditi più bassi, sotto gli 8 mila euro di Isee e i pensionati sotto i 18mila euro lordi non vengono applicati nemmeno i costi di gestione, rendendolo di fatto gratis.

giovedì 11 gennaio 2018

BANCHE USA: ANNUNCIATO TRACOLLO. SARA PEGGIORE DI QUELLO ITALIANO?

l taglio delle tasse alle aziende e ai grandi gruppi finanziari è davvero così vantaggioso come previsto dal Congresso USA? Il taglio delle tasse dal 35% al 21% farà sicuramente aumentare i margini di guadagno, gli investimenti e i dividendi agli azionisti, ma solo a lungo termine, quindi non immediatamente. Sul breve termine le aziende passeranno un periodo molto movimentato e travagliato, dato che sarà necessario inserire a bilancio i costi per gli adeguamenti delle aliquote e altre voci straordinarie prodotte per il passaggio alla tassazione più bassa sul reddito societario, o per il rientro dei capitali.


Gli investitori e i trader a Wall Street si aspettano una spinta a lungo termine nei profitti , mentre invece gli executive delle grandi banche si preparano ad accantonare in bilancio delle poste di maggiori costi multi miliardari che influenzeranno pesantemente sui risultati previsti per il quarto trimestre del 2017.

Le prime valutazioni sono infatti tutte negative. Citigroup potrebbe registrare una perdita trimestrale superiore ai 15 miliardi di dollari. Goldman Sachs potrebbe egualmente riportare un rosso nel trimestre di circa tre miliardi di dollari. Bank of America, che renderà noti i risultati dell’ultimo trimestre mercoledì 17, potrebbe rivelare un crollo del 50% dei profitti.

Sicuramente sarà un trimestre pessimo, ma molti analisti ritengono che le «big bank» beneficeranno di maggiori utili nel futuro prossimo. La stessa Bank of America che nei prossimi giorni conterà i danni e si leccherà le ferite, nel 2019 potrebbe avere un aumento del fatturato di 4,5 miliardi di dollari, il 19% in più rispetto a ora, grazie solo agli effetti dei tagli fiscali voluti da Trump.