martedì 24 ottobre 2017

COSA C'ENTRANO LE BANCHE CON IL REFERENDUM IN VENETO

Storia di come lo scandalo finanziario più grave della storia del Veneto abbia messo in dubbio le ragioni stesse del voto sull'autonomia





All’incrocio che porta alla sede centrale di Veneto Banca, nel comune di Montebelluna, in provincia di Treviso, i nuovi proprietari non hanno ancora fatto in tempo a cambiare il cartello stradale. Hanno usato un adesivo per coprire il nome della vecchia banca, fallita lo scorso giugno e acquistata da Intesa San Paolo per 50 centesimi di euro. Il fallimento di Veneto Banca è costato cinque miliardi di euro di risparmi a quasi 90 mila tra persone e aziende


SDL CENTROSTUDI ne aveva annunciato il fallimento
a giugno di quest'anno nell'articolo
BCE: "VENETO BANCA E POPOLARE DI VICENZA PROSSIME A FALLIRE

Ma ha fatto molto più che mettere in crisi migliaia di famiglie. Ha messo in dubbio l’immagine ideale che molti hanno del Veneto: una regione capace, operosa e soprattutto onesta. È l’idea che i veneti saprebbero fare meglio se lasciati da soli ed è quella che sta alla base del referendum di cui si è votato. 

«Ma chi avrebbe dovuto controllare sulle banche, mi chiedo io. I veneti o le autorità di Roma, la Banca d’Italia, la CONSOB?». Luigina Tomasella è un’ex insegnante di scuola elementare. Oggi è segretaria della Lega Nord di Montebelluna e anche lei è tra gli azionisti di Veneto Banca. Siamo seduti nella piazza principale della città, 30 mila abitanti a mezz’ora di macchina da Treviso. Davanti a noi ci sono i due edifici più importanti del paese: il municipio e la storica sede della banca, dove le antiche insegne sono state sostituite con quelle dei nuovi proprietari. «È stato un piano contro i veneti – continua Tomasella –, ci hanno imbrogliato un’altra volta, come nel referendum per l’annessione all’Italia nel 1866, in cui fecero votare soldati che con il Veneto non avevano nulla a che fare».

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