lunedì 23 ottobre 2017

QUANDO IL MAGISTRATO SBAGLIA, CHI PAGA?


L’articolo è stato pubblicato su La Prima Pagina, quotidiano nazionale.

Se un magistrato sbaglia, cosa accade? Il caso Contrada riapre la discussione sul tema. Abbiamo intervistato l’Avvocato Biagio Riccio. Ci può fare un riassunto del caso Contrada?





Avv. Biagio Riccio

Contrada fu arrestato nella notte della vigilia del natale del 1992 come un comune delinquente. Ha scontato 10 anni di carcere e dalla Corte Europea di Strasburgo prima e dalla Cassazione poi è stato ritenuto innocente, perché nei suoi confronti si è utilizzato un metodo barbaro: andare in galera senza una preventiva norma che dichiarasse quella azione come reato, ci riferiamo al concorso esterno al reato di associazione mafiosa, all’epoca dei fatti non esistente. Bruno Contrada, per anni poliziotto a Palermo, venne arrestato con l’accusa di concorso in associazione mafiosa. In primo grado fu condannato a 10 anni, ma la sentenza fu ribaltata in appello e il funzionario venne assolto. L’ennesimo colpo di scena ci fu in Cassazione, quando l’assoluzione venne annullata con rinvio e il processo tornò alla corte d’appello di Palermo che, il 25 febbraio del 2006, confermò la condanna a 10 anni. La sentenza divenne definitiva nel 2007. Il funzionario, che aveva subito una lunga custodia cautelare in carcere, tornò in cella e scontò tutta la pena fino al 2012.
Due anni fa, però, la Corte Europea dei diritti dell’Uomo condannò l’Italia a risarcire il poliziotto, nel frattempo sospeso anche dalla pensione, ritenendo che Contrada non dovesse essere né processato né condannato, perché all’epoca dei fatti a lui contestati – gli anni Ottanta – il reato di concorso in associazione mafiosa non era “chiaro, né prevedibile”. A quel punto l’ex legale del funzionario tentò, invano, la strada della revisione che venne “bocciata” dalla corte d’appello di Catania. L’ultimo tentativo, quello dell’incidente di esecuzione, è stato fatto dall’avvocato Stefano Giordano che ha chiesto alla corte d’appello di Palermo, l’anno scorso, proprio alla luce della sentenza europea, di revocare la condanna sostenendo che prima del ’94, spartiacque temporale fissato dalla Cedu, non fosse possibile condannare per il reato di concorso in associazione mafiosa. La corte dichiarò inammissibile il ricorso. Oggi la Cassazione, a cui Giordano si è rivolto, gli ha dato ragione e la condanna è stata revocata. Dal momento che Contrada ha scontato la pena gli effetti della pronuncia si ripercuoteranno sull’aspetto pensionistico.

Ora che ad 84 anni ha riacquistato il suo inconcusso status di incensurato, si pone una banale domanda: ma dell’errore commesso chi paga?

Quando sbagliano i medici e gli avvocati sono chiamati a pagare caramente dei loro errori professionali: quando invece si tratta dei Magistrati che rovinano famiglie, patrimoni e, quello che è più grave, intaccano l’onore e la reputazione e la libertà sacrosanta dei consociati, l’ordinamento interviene con tutte le guarentigie possibili e rende improba un’azione per responsabilità nei loro confronti.

In Italia chi sbaglia, di solito, paga. Tranne i magistrati e i giudici. Nemmeno quando le sentenze dicono che no, il reato non c’era, ergo il processo non andava fatto. Dunque nessun cittadino è tutelato, come è possibile?
Ci sono Magistrati a cui piace apparire e ottenere visibilità sui media, tradizionali e del web, e che confondono la dimensione del loro lavoro con la chiara possibilità di sfruttare, con aiuti mediatici, la loro privilegiata posizione per poi darsi alla vita politica. Molto spesso le loro inchieste si rivelano dei flop, ma sul momento, creano sensazionalismo, ottengono le prime pagine dei giornali, ma le posizioni che colpiscono inauditamente finiscono tutte in archiviazioni o in assoluzioni perché il fatto non sussiste. Il caso Contrada si inserisce in questa scia: fu arrestato nel 1992 e sino a pochi giorni fa ha combattuto per affermare la sua innocenza, avendo scontato una pena per un delitto la cui configurazione nel nostro ordinamento è opinabilissima: il concorso esterno in associazione mafiosa.
La legge sulla responsabilità civile dei magistrati non dovrebbe consentire di ottenere “doverosi risarcimenti?
La responsabilità civile dei Magistrati esiste, ma mandare uno di loro a processo è difficile e macchinoso, quasi impossibile. Credo che sia un problema culturale prima che politico e giuridico: i Magistrati diceva Bacone devono essere dei leoni ma sempre sotto il trono, non sopra il trono, per fare in modo che si eviti il rischio di una repubblica giudiziaria, cui purtroppo possiamo rischiare di precipitare.

La testata “Tempi” scrisse: “I magistrati commettono sempre più reati e aumentano le violazioni delle norme processuali”. Qual è la sua esperienza in merito?

Grazie alla collaborazione con SDL Centrostudi, società che si occupa di contenzioso bancario e che contrasta le banche colpevoli di anatocismo e usura bancaria, ho avuto la possibilità in questi anni di affrontare molteplici casi nei quali in un primo momento il Pubblico ministero ha archiviato querele, poi il Giudice delle indagini preliminari è ritornato sul caso ed ha rinvenuto usura. Dunque poniamoci un problema: è frutto di impreparazione, di pigrizia, o vi è un’oscura collusione con i poteri forti, perché non si vogliono attaccare le banche che comandano indisturbate l’economia del nostro paese. Non possono fallire altrimenti creano crisi sistemiche ma possono inopinatamente far fallire aziende altrimenti sane o risparmiatori, colpevoli solo di non essere in grado di comprendere i rischi dei conti e dei prodotti finanziari che sottoscrivono.

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