giovedì 30 novembre 2017

MPS: OBBLIGAZIONI AD ALTO RISCHIO VENDUTE A UN ULTRAOTTANTENNE

Una famiglia che ha visto dimezzare i propri risparmi, scoprendo che all’anziano capofamiglia, 85enne al momento dell’acquisto di obbligazioni subordinate di Banca Mps, era stato venduto un titolo ad altissimo rischio. 


E non sono pochi i casi del genere in tutta Italia, oltre che in Maremma, provincia da sempre “cara” al Mps. 

Ricordiamo che con decreto del ministro dell’Economia e delle finanze del 28 luglio 2017  le obbligazioni subordinate di Banca Mps sono state convertite in azioni di nuova emissione con rapporti di cambio prefissato. L’unico bond che può dirsi praticamente salvato dallo Stato è quello con scadenza 2018 che sarà rimborsato esclusivamente in favore dei risparmiatori non professionali con una perdita di circa l’80% sul valore nominale di rimborso. In realtà si è dimenticato che ci sono altre subordinate emesse dalla Banca Mps negli anni successivi al 2008, destinate a investitori istituzionali e che dopo la loro emissione sono state girate alla clientela retail, quindi anche ai poveri risparmiatori ignari del rischio e inconsapevoli della complessità del titoli. Ad oggi questi titoli, con il cambio prefissato in azioni e il titolo della Banca in picchiata, fanno registrare per i risparmiatori una perdita di oltre il 50%».


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Il 27 dicembre 2017 SDL Centrostudi ha stipulato una
CONVENZIONE CON ASSOCIAZIONE ANZIANI SANDRO PERTINI DI ROZZANO


Così come per i bond delle quattro banche note per avere venduto obbligazioni poi rivelatesi un flop (Marche, Etruria, Ferrara e Chieti) è possibile verificare se la condotta tenuta dalla banca in sede di vendita sia stata corretta alla luce degli obblighi informativi e prudenziali previsti dal Testo unico di intermediazione finanziaria e agire in giudizio nei confronti della Banca Mps per ottenere il ristoro dei danni.


mercoledì 15 novembre 2017

ANATOCISMO: CONTINUANO I PROBLEMI CON LE BANCHE




Una delle ultime sentenze della Corte di Cassazione, emessa il 16 ottobre 2017 con il n. 24293, ha ribadito ancora una volta come il divieto di anatocismo impedisce la capitalizzazione anche annuale degli interessi. 

L’uso di annotare con cadenza trimestrale gli interessi a debito del correntista è un uso meramente negoziale e non normativo e, come tale, risulta inidoneo a derogare al disposto dell’art. 1283 c.c. Consolidata giurisprudenza di legittimità, guidata da pronuncia delle Sezioni Unite del 4.11.2004 n. 21095, ha disconosciuto valore normativo agli usi bancari, disponendo la conseguente nullità della clausola anatocistica di capitalizzazione trimestrale degli interessi.

Una volta disconosciuta la natura di fonte di diritto agli "usi bancari" in materia di anatocismo, la disciplina applicabile che residua non può che essere quella legale, cioè dell’art. 1283 cod. civ., sicché, in difetto di successiva diversa pattuizione posteriore alla scadenza degli interessi, questi ultimi possono produrre a loro volta interessi soltanto dalla data della domanda giudiziale.

Cos’è l’anatocismo?

L’anatocismo si verifica nell’ambito di operazioni pecuniarie di qualsiasi tipo, operazioni di prestito / finanziamento, dove la capitalizzazione degli interessi costituisce un meccanismo illecito atto a massimizzare i profitti del creditore a esclusivo danno del debitore. In questo modo gli istituti di credito ottengono maggiori introiti relativi agli interessi sul singolo prestito rispetto agli interessi calcolati senza pratica anatocistica. 

Come varia l’entità del fenomeno “anatocismo bancario”?
  • In base al numero di anni di conto corrente
  • In base al tasso di interesse applicato
  • In base al valore degli interessi passivi di conto corrente
Dove si trovano queste informazioni?
  • Negli Anni di c/c
  • Nel Tasso di interesse
  • Nel Saldo passivo di c/c
  • Dal numero di estratti conto trimestrali
  • Dallo scalare trimestrale
  • Dal saldo dare o a debito del c/c
L’anatocismo è la causa principale di:
  • Aumento dell’esposizione debitoria e dei saldi a debito del correntista;
  • Incremento delle CMS (commissioni di massimo scoperto)
  • Applicazione tassi oltre fido

SDL Centrostudi è da anni in prima linea contro l’anatocismo e l’usura bancaria (altro grave reato che le banche commettono fin troppo spesso) e pone da sempre il massimo dell’impegno nel cercare di restituire alle persone che si rivolgono ai suoi avvocati la restituzione degli interessi illecitamente sottratti. Grazie alla preanalisi completamente gratuita, è già possibile valutare se vi è presenza di anatocismo e se è auspicabile un intervento legale o meno.

lunedì 13 novembre 2017

USURA BANCARIA: C'È UNA NOVITÀ CHE DEVI ASSOLUTAMENTE SAPERE

Una decisione importantissima in tema della dibattuta questione della cosiddetta “usura bancaria” relativa a mutui e finanziamenti che è tuttora oggetto di contrasti giurisprudenziali è stata pubblicata il 4 ottobre dalla sesta sezione civile con l’ordinanza 23192/17 che potrebbe favorire migliaia tra consumatori, aziende e utenti bancari in generale.


Secondo la Suprema Corte, per accertare se sono usurari o meno gli interessi praticati sul mutuo dalla banca è possibile cumulare quelli corrispettivi e quelli moratori e verificare poi il superamento del tasso-soglia ai sensi dell’articolo 1 della legge 108/96, tanto che nella fattispecie il debitore dovrà restituire solo la sorte capitale e non gli interessi, essendo nulla in ragione dell’articolo 1815 del codice civile la relativa pattuizione. Tanto che in caso affermativo risulta legittima la sentenza di merito che ha ammesso la banca al passivo di una società fallita soltanto per la sorte capitale del finanziamento. Nel caso affrontato dai giudici di legittimità, è stata rigettato definitivamente l’opposizione proposta da un istituto bancario nei confronti dello stato passivo di un’azienda fallita. 
Sottolineano i giudici di piazza Cavour che: «l’art. 1815, co. 2, c.c. stabilisce che “se sono dovuti interessi usurari, la clausola è nulla e non sono dovuti interessi” e ai sensi dell’art. 1 d.l. 29 dicembre 2000, n. 394, convertito in l. 28 febbraio 2001, n. 24, si intendono usurari gli interessi che superano il limite stabilito dalla legge nel momento in cui essi sono promessi o comunque convenuti, a qualunque titolo, indipendentemente dal momento del loro pagamento; il legislatore, infatti, ha voluto sanzionare l’usura perché realizza una sproporzione oggettiva tra la prestazione del creditore e la controprestazione del debitore».


Si tratta evidentemente di una decisione molto che può contribuire a rendere giustizia a migliaia di consumatori ed utenti bancari, tanto da costituire un motivo in più per andare avanti nelle azioni già intraprese da SDL Centrostudi, volte ad accertare l’esistenza o meno dell’usurarietà che colpisce centinaia di migliaia di mutui e finanziamenti ancora in corso o che pur estinti non hanno raggiunto la prescrizione decennale per le richieste di rimborso degli interessi illegittimamente versati e che quindi devono essere integralmente restituiti.

sabato 4 novembre 2017

IL MARCIUME DELLE BANCHE VENETE

Pubblichiamo una interessante riflessione dell'Avv. Biagio Riccio, che riguarda le recenti deposizioni dei vertici degli organi di Vigilanza, Consob e Banca di Italia, innanzi alla Commissione parlamentare di inchiesta sul crack delle Banche (anche quelle Venete) e che è divenuta oggetto di un articolo, pubblicato sul giornale on Line, Interessi comuni Journal, che ringraziamo. 

di Biagio Riccio 

3 novembre 2017 


Come è scritto su tutti i giornali di stamane, ieri si è tenuta alla Commissione Parlamentare di inchiesta, insediatasi recentemente alla Camera e presieduta dall’on.Casini, l’audizione sia del direttore generale di Banca di Italia Barbagallo che del direttore di Consob Apponi, entrambi chiamati a riferire del crack delle banche venete.
Le deposizioni sono state contrastanti, al punto tale che si è deciso un confronto all’americana, per stabilire chi dei due autorevoli funzionari mentisse.

Come dicono le cronache è emerso che:

1. Dall’anno 2013 su Veneto Banca vi è stata una carente gestione dei crediti in conflitto di interesse ad esponenti aziendali e loro congiunti per 70 milioni di euro.

2. Sono stati concessi sempre nella medesima banca “finanziamenti baciati” per 157 milioni di euro (Fonte il Sole 24 Ore del 3/11/2017). Sono nulli i “finanziamenti baciati”, quelli concessi da una banca, anche in forma di aperture di credito, a propri clienti per l’acquisto di azioni della banca stessa,erogati senza la preventiva autorizzazione dell’assemblea straordinaria. Il Tribunale di Venezia in proposito con due ordinanze del 29 aprile e del 15 giugno scorso ha impedito a Banca Veneta la richiesta ai clienti del pagamento dei saldi passivi di alcuni conti correnti,su cui erano confluiti i finanziamenti concessi, in violazione ed in dispregio delle riserve disponibili e superiori al limite costituito dagli utili distribuibili.
Si desume, dalle deposizioni, il fatto grave che i prezzi delle azioni da comprare erano stabiliti in modo arbitrario e discrezionale, senza alcun controllo,sopravvalute del triplo rispetto alle consistenze patrimoniali. I risparmiatori, scrive sul Fatto Quotidiano di oggi Meletti, hanno comprato la fuffa, perché hanno perso 11 miliardi.

3. Ha riferito Apponi che molti documenti necessari all’esercizio di vigilanza della Consob, Banca di Italia non li metteva a disposizione, “costringendo a cercarceli da soli”. Tra l’altro non è neppure spiegabile il sistema delle “porte girevoli”:molti funzionari di Banca di Italia,quali controllori,sono stati assunti dalle banche controllate.

4. “È emerso un ecosistema doloso e collusivo volto ad occultare in maniera sistematica e fraudolenta informazioni al mercato ed alle Autorità di vigilanza. Questo perché ad opera del management delle due Banche vi era la chiara percezione di essere in una assoluta condizione di impunità. E’ stato impressionante il lavoro svolto dalle due banche per rappresentare un’immagine non veritiera”, ha mestamente dichiarato Apponi.

5. Secondo quest’ultimo, dunque, nel sistema di vigilanza qualcosa non ha funzionato, perché tra Banca di Italia e la Consob non vi è stato uno scambio proficuo di necessarie informazioni per tutelare il mercato: egli ha detto serafico:”la Banca d’Italia è per la segretezza, la Consob per la trasparenza”.

6. Di ieri è la notizia che il fabbisogno dello Stato nei primi dieci mesi del 2017 sia salito a. 61.141 miliardi di euro, con un aumento di ben 11,5 miliardi rispetto allo stesso periodo del 2016, dovuto,dice il Ministro Padovan, alle erogazioni effettuate per la salvaguardia del sistema bancario (Libero e Repubblica del 3/11/2017).

Ora si attende il confronto all’americana per capire chi è stato inerte e perché la Vigilanza sia arrivata in ritardo,quando già dal 2009 il prezzo delle azioni era truccato e la crisi era evidente, per la malversazione del management oggi ancora a piede libero.
Chi ci ha rimesso patrimonio e sacrifici di una vita sono stati 120 mila risparmiatori (Corriere della Sera del 3/11/2017).
Le responsabilità sfumano o si tenta di occultarle: con il suo sagace umorismo ed ironia sferzante Ennio Flaiano diceva: fra due punti ci hanno insegnato a scuola la linea più breve è una retta, in Italia invece è l’arabesco.

Copertina: particolare del trittico “Tentazioni di sant’Antonio” dipinto di Hieronymus Bosch, databile al 1501 circa e conservato nel Museu Nacional de Arte Antiga di Lisbona.

domenica 29 ottobre 2017

BANCA D'ITALIA: BRUCIATI 70 MILIARDI + 120 MILIARDI DI CREDITI DETERIORATI

IL CONFLITTO DI INTERESSI DI BANCA DI ITALIA, DETENUTA DALLE STESSE BANCHE, VERA INFEZIONE DELLA CRISI. LA NECESSITÀ DI UNA PROCURA NAZIONALE CONTRO GLI ILLECITI BANCARI. LA NEGAZIONE DELL'USURARIETÀ SOPRAVVENUTA, COME STRUMENTO PER FAR PAGARE LA CRISI AI POVERI RISPARMIATORI.

Avv. Biagio Riccio
Scrive l'Avv. Biagio Riccio sulla sua pagina Facebook: 

La crisi del sistema bancario ha rilanciato tre grandi temi:



1- Chi controlla il controllore? Banca di Italia, istituto di diritto pubblico, esercita la sua funzione in modo imparziale?

2- Sono in grado le Procure, per obbedire al principio di competenza territoriale, di perseguire i reati finanziari e gli illeciti bancari?

3- Come impedire di far pagare la crisi delle banche ai poveri risparmiatori?


1.1 Stefano Cingolani, esperto di cose bancarie, sulle colonne del "Foglio" di sabato 28 ottobre ha scritto un bellissimo ed esaustivo articolo ricordandoci, in ragione di un nobile ed eccezionale studio svolto da Enrico Cuccia ed edito dalla fondazione Ugo La Malfa, che il capitale di Banca di Italia non è pubblico, ma privato ed è detenuto da Intesa San Paolo 50%, Unicredit 43%, Cassa di Risparmio di Bologna 18%, Assicurazioni Generali 14%, Cassa di Risparmio di Genova 12% ed altri 114 soci.

Questo elenco è rimasto segreto, in barba alle leggi sulla trasparenza bancaria, sino al 2004 e solo grazie all'opera certosina dell'ufficio studi di Mediobanca diretto da Fulvio Colltorti, che ha esaminato tutti i bilanci delle banche, è emerso questo stupefacente risultato.

In realtà già nella legge sul risparmio voluta da Giulio Tremonti (262/2005) era scritto all'articolo 19 comma 10 che entro tre anni sarebbero stati emanati regolamenti necessari per far in modo che il capitale diventasse pubblico, poiché le quote del medesimo erano ancora in titolarità di soggetti diverso dallo Stato. Tutto è ancora lettera morta.


Aveva ragione Guido Rossi a sostenere che il capitalismo italiano è infetto nella sua consustanzialità, dal momento che è permeato da un pervasivo, endemico ed epidemico conflitto di interessi. Ecco perché si hanno crisi di banche che giammai saranno punite e si incorre nel reato di ostacolo all'esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza di cui all'art.2638 del codice civile.


È nella struttura di Banca di Italia l'infezione ed il morbo: finché Banca di Italia sarà in mano alle stesse banche da controllare, non c'è partita che tenga: il sistema sarà sempre corrotto e malato e chi ci rimetterà sarà il povero risparmiatore. 


BRUCIATI 70 MILIARDI (COSTO DELLA CRISI) E 120 MILIARDI DI CREDITI DETERIORATI ED INCAGLI E SOFFERENZE ANCORA NON CENSITE. 

2.1 Quanto al perseguimento dei reati contro chi ha malversato, si è giunti alla consapevolezza che le piccole Procure giammai sono in grado di poter agire con competenza e rigore tecnico. Si deve realizzare una Procura Nazionale allo stesso modo di quella Antimafia. Lo ha ricordato Francesco Greco, Capo della Procura di Milano nella sua audizione alla Commissione Banca di recente istituzione parlamentare. Ha richiesto, il valente Magistrato, un codice penale bancario e un sistema più semplice, visto il gioco di scaricabarile nel seno della vigilanza per gli istituti di credito, anche con le complicanze dovute alla BCE. In questo modo si possono prevenire e reprimere, con tempestività, gravissimi reati che si concretano negli illeciti commessi da amministratori che hanno dilapidato patrimoni di gloriose banche, provocandone l'ineluttabile fallimento: chi ci ha rimesso sono stati i poveri correntisti che hanno perso tutto, anche la vita qualcuno.

Lo ha analizzato benissimo in un articolo apparso su Repubblica ieri Francesco Manacorda, che ci ha ricordato come la crisi delle banche abbia attentato i poveri risparmiatori (La favola nera del risparmio). "Libero" di Feltri ci ha ammonito, da par suo,che Visco piace al Palazzo perché inetto.


3.1 La manovra dei Poteri Forti è scientifica e tipica delle democrazie corrotte da oligarchie di potere.

Con la connivenza di una magistratura incartapecorita è stata resa la sentenza che ha negato l'usurarietà sopravvenuta. Se dunque l'usura non c'è più, le banche tranquillamente potranno applicare interessi usurari: è il modo più semplice, colpo di sistema, per scaricare sui risparmiatori e correntisti il costo della crisi. E così sarà, con fallimenti di imprese, mutui non pagati e costo del danaro fuori controllo: l'usura è legalizzata e va anche, paradossalmente, pagata ed onorata!!
Attrezziamoci per una rivoluzione.




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martedì 24 ottobre 2017

CRAC BANCHE VENETE: 40.000 AZIENDE ITALIANE BLOCCATE SENZA ACCESSO AL FINANZIAMENTO

La Serenissima, ossia la zona intorno a Venezia come è chiamata da un millennio, è oggi l’epicentro di un crollo bancario che minaccia di far deragliare una delle grandi storie di successo della globalizzazione. 


La base territoriale di marchi come Benetton, De’ Longhi, Geox e Luxottica, in Veneto, è diventata anche sede di ben 40.000 piccole imprese improvvisamente bloccate senza accesso al finanziamento da quando una coppia di banche regionali è crollata nel mese di giugno. Si tratta della, che crollando hanno spazzato via i risparmi di molti dei loro 200.000 azionisti, scatenando scossoni economici e politici sentiti da Roma a Francoforte. 

La rabbia per quella che molti considerano una supervisione lassista da parte delle autorità nazionali sta animando un movimento che invoca maggiore autonomia e che è incoraggiato da quanto sta succedendo in Catalogna. “Il dolore per le banche venete può essere finito, ma il dolore per le imprese venete è solo all’inizio“, come ha dichiarato a Bloomberg Andrea Arman, avvocato di alcune delle aziende e dei soggetti più colpiti dal crac delle banche venete. “Stiamo appena iniziando a vedere le conseguenze del crollo e quello che stiamo vedendo è allarmante”. 

La seconda banca italiana, Intesa Sanpaolo SpA, ha pagato una cifra simbolica di 1 euro per acquisire le parti più sane dei due istituti veneti, mentre allo Stato è toccato assorbirsi i 18 miliardi di euro di debito travagliato che hanno accumulato le banche.

L'articolo continua su  wallstreetitalia 

COSA C'ENTRANO LE BANCHE CON IL REFERENDUM IN VENETO

Storia di come lo scandalo finanziario più grave della storia del Veneto abbia messo in dubbio le ragioni stesse del voto sull'autonomia





All’incrocio che porta alla sede centrale di Veneto Banca, nel comune di Montebelluna, in provincia di Treviso, i nuovi proprietari non hanno ancora fatto in tempo a cambiare il cartello stradale. Hanno usato un adesivo per coprire il nome della vecchia banca, fallita lo scorso giugno e acquistata da Intesa San Paolo per 50 centesimi di euro. Il fallimento di Veneto Banca è costato cinque miliardi di euro di risparmi a quasi 90 mila tra persone e aziende


SDL CENTROSTUDI ne aveva annunciato il fallimento
a giugno di quest'anno nell'articolo
BCE: "VENETO BANCA E POPOLARE DI VICENZA PROSSIME A FALLIRE

Ma ha fatto molto più che mettere in crisi migliaia di famiglie. Ha messo in dubbio l’immagine ideale che molti hanno del Veneto: una regione capace, operosa e soprattutto onesta. È l’idea che i veneti saprebbero fare meglio se lasciati da soli ed è quella che sta alla base del referendum di cui si è votato. 

«Ma chi avrebbe dovuto controllare sulle banche, mi chiedo io. I veneti o le autorità di Roma, la Banca d’Italia, la CONSOB?». Luigina Tomasella è un’ex insegnante di scuola elementare. Oggi è segretaria della Lega Nord di Montebelluna e anche lei è tra gli azionisti di Veneto Banca. Siamo seduti nella piazza principale della città, 30 mila abitanti a mezz’ora di macchina da Treviso. Davanti a noi ci sono i due edifici più importanti del paese: il municipio e la storica sede della banca, dove le antiche insegne sono state sostituite con quelle dei nuovi proprietari. «È stato un piano contro i veneti – continua Tomasella –, ci hanno imbrogliato un’altra volta, come nel referendum per l’annessione all’Italia nel 1866, in cui fecero votare soldati che con il Veneto non avevano nulla a che fare».

L'articolo continua  su IL POST 

lunedì 23 ottobre 2017

QUANDO IL MAGISTRATO SBAGLIA, CHI PAGA?


L’articolo è stato pubblicato su La Prima Pagina, quotidiano nazionale.

Se un magistrato sbaglia, cosa accade? Il caso Contrada riapre la discussione sul tema. Abbiamo intervistato l’Avvocato Biagio Riccio. Ci può fare un riassunto del caso Contrada?





Avv. Biagio Riccio

Contrada fu arrestato nella notte della vigilia del natale del 1992 come un comune delinquente. Ha scontato 10 anni di carcere e dalla Corte Europea di Strasburgo prima e dalla Cassazione poi è stato ritenuto innocente, perché nei suoi confronti si è utilizzato un metodo barbaro: andare in galera senza una preventiva norma che dichiarasse quella azione come reato, ci riferiamo al concorso esterno al reato di associazione mafiosa, all’epoca dei fatti non esistente. Bruno Contrada, per anni poliziotto a Palermo, venne arrestato con l’accusa di concorso in associazione mafiosa. In primo grado fu condannato a 10 anni, ma la sentenza fu ribaltata in appello e il funzionario venne assolto. L’ennesimo colpo di scena ci fu in Cassazione, quando l’assoluzione venne annullata con rinvio e il processo tornò alla corte d’appello di Palermo che, il 25 febbraio del 2006, confermò la condanna a 10 anni. La sentenza divenne definitiva nel 2007. Il funzionario, che aveva subito una lunga custodia cautelare in carcere, tornò in cella e scontò tutta la pena fino al 2012.
Due anni fa, però, la Corte Europea dei diritti dell’Uomo condannò l’Italia a risarcire il poliziotto, nel frattempo sospeso anche dalla pensione, ritenendo che Contrada non dovesse essere né processato né condannato, perché all’epoca dei fatti a lui contestati – gli anni Ottanta – il reato di concorso in associazione mafiosa non era “chiaro, né prevedibile”. A quel punto l’ex legale del funzionario tentò, invano, la strada della revisione che venne “bocciata” dalla corte d’appello di Catania. L’ultimo tentativo, quello dell’incidente di esecuzione, è stato fatto dall’avvocato Stefano Giordano che ha chiesto alla corte d’appello di Palermo, l’anno scorso, proprio alla luce della sentenza europea, di revocare la condanna sostenendo che prima del ’94, spartiacque temporale fissato dalla Cedu, non fosse possibile condannare per il reato di concorso in associazione mafiosa. La corte dichiarò inammissibile il ricorso. Oggi la Cassazione, a cui Giordano si è rivolto, gli ha dato ragione e la condanna è stata revocata. Dal momento che Contrada ha scontato la pena gli effetti della pronuncia si ripercuoteranno sull’aspetto pensionistico.

Ora che ad 84 anni ha riacquistato il suo inconcusso status di incensurato, si pone una banale domanda: ma dell’errore commesso chi paga?

Quando sbagliano i medici e gli avvocati sono chiamati a pagare caramente dei loro errori professionali: quando invece si tratta dei Magistrati che rovinano famiglie, patrimoni e, quello che è più grave, intaccano l’onore e la reputazione e la libertà sacrosanta dei consociati, l’ordinamento interviene con tutte le guarentigie possibili e rende improba un’azione per responsabilità nei loro confronti.

In Italia chi sbaglia, di solito, paga. Tranne i magistrati e i giudici. Nemmeno quando le sentenze dicono che no, il reato non c’era, ergo il processo non andava fatto. Dunque nessun cittadino è tutelato, come è possibile?
Ci sono Magistrati a cui piace apparire e ottenere visibilità sui media, tradizionali e del web, e che confondono la dimensione del loro lavoro con la chiara possibilità di sfruttare, con aiuti mediatici, la loro privilegiata posizione per poi darsi alla vita politica. Molto spesso le loro inchieste si rivelano dei flop, ma sul momento, creano sensazionalismo, ottengono le prime pagine dei giornali, ma le posizioni che colpiscono inauditamente finiscono tutte in archiviazioni o in assoluzioni perché il fatto non sussiste. Il caso Contrada si inserisce in questa scia: fu arrestato nel 1992 e sino a pochi giorni fa ha combattuto per affermare la sua innocenza, avendo scontato una pena per un delitto la cui configurazione nel nostro ordinamento è opinabilissima: il concorso esterno in associazione mafiosa.
La legge sulla responsabilità civile dei magistrati non dovrebbe consentire di ottenere “doverosi risarcimenti?
La responsabilità civile dei Magistrati esiste, ma mandare uno di loro a processo è difficile e macchinoso, quasi impossibile. Credo che sia un problema culturale prima che politico e giuridico: i Magistrati diceva Bacone devono essere dei leoni ma sempre sotto il trono, non sopra il trono, per fare in modo che si eviti il rischio di una repubblica giudiziaria, cui purtroppo possiamo rischiare di precipitare.

La testata “Tempi” scrisse: “I magistrati commettono sempre più reati e aumentano le violazioni delle norme processuali”. Qual è la sua esperienza in merito?

Grazie alla collaborazione con SDL Centrostudi, società che si occupa di contenzioso bancario e che contrasta le banche colpevoli di anatocismo e usura bancaria, ho avuto la possibilità in questi anni di affrontare molteplici casi nei quali in un primo momento il Pubblico ministero ha archiviato querele, poi il Giudice delle indagini preliminari è ritornato sul caso ed ha rinvenuto usura. Dunque poniamoci un problema: è frutto di impreparazione, di pigrizia, o vi è un’oscura collusione con i poteri forti, perché non si vogliono attaccare le banche che comandano indisturbate l’economia del nostro paese. Non possono fallire altrimenti creano crisi sistemiche ma possono inopinatamente far fallire aziende altrimenti sane o risparmiatori, colpevoli solo di non essere in grado di comprendere i rischi dei conti e dei prodotti finanziari che sottoscrivono.

lunedì 25 settembre 2017

SDL CENTROSTUDI A FIANCO DEL PROGETTO LEGALITÀ CONTRO LA CORRUZIONE


L'Associazione Bang (cultura della legalità) con SDL Centrostudi, partner dell’iniziativa, organizza il 5 ottobre 2017 alle ore 21.00 a Cernusco Lombardo, in provincia di Lecco, la giornata di studio “La corruzione spuzza". Ne parla anche la testata Finanza e Business.  

Ospiti della serata:

Raffaele Cantone (Presidente dell’Autorità Nazionale AntiCorruzione)

Francesco Caringella (Consigliere di Stato)

Presso il Cine-Teatro San Luigi

Via Lecco, 45. Cernusco Lombardo (LC)


Ad accompagnare gli ospiti vi saranno Piero Calabrò e Roberto Romagnano, co-organizzatori e responsabili del “Progetto Legalità” (www.progettolegalita.com), che dal 2012 si propone l'obiettivo di una riflessione collettiva e partecipata in Lombardia sui temi della corruzione e della presenza mafiosa nell'economia, nella politica e nella società.

L’ingresso è gratuito fino ad esaurimento posti e come di consueto sarà possibile seguire la diretta streaming sulla pagina Facebook @progettolegalitabrianza o il live twitting sul profilo Twitter di Progetto Legalità.

SDL Centrostudi, partner dell’iniziativa, è una società all’avanguardia specializzata nell’analisi delle problematiche attinenti i rapporti con il sistema finanziario e bancario e nella lotta all’anatocismo, di ristrutturazione del debito delle imprese, del sovraindebitamento, dell’esdebitazione e di ogni aspetto del contenzioso tributario, offrendo sostanziali e concrete soluzioni.


sabato 24 giugno 2017

BCE: "VENETO BANCA E POPOLARE DI VICENZA PROSSIME A FALLIRE"

La Banca centrale europea ha dichiarato che la Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca sono "in fallimento o in  probabile fallimento". E ha informato il Single Resolution Board, (Srb) il quale ha deciso di non applicare la procedura di risoluzione. Le due banche quindi saranno liquidate secondo le procedure delle norme italiane.

Lo comunica oggi ADN Kronos che conferma come sia già pronto e immediato l'intervento del governo, che ha già pronta l'operazione di salvataggio. 

Rapida la risposta dell'avvocato Biagio Riccio, che sulla pagina Facebook di SDL Centrostudi replica con fermezza. Riportiamo la sua riflessione coraggiosa sul sistma di vigilanza delle banche 


SE UNA BANCA VALE UN EURO
Fa impressione sentire le cronache dei giornali che Intesa abbia offerto simbolicamente un euro per comprare gli asset positivi delle banche venete, mentre quelli negativi, crediti deteriorati in particolare, saranno a carico dello Stato ( la stessa operazione da sciacalli fu fatta con il Banco di Napoli).
È la funesta conclusione di una gestione ad opera di amministratori che hanno concesso fidi clientelari e non hanno saputo neppure gestire crediti deteriorati. Infatti si vuole procedere, giustamente, ad un'azione di responsabilità nei loro confronti 
Ma sorgono alcune domande:
1- Come è possibile che nonostante la capitalizzazione ( iniezioni miliardarie ) di Fondo Atlante la banca popolare di Vicenza sia dichiarata insolvente? 
2- Dove erano la Banca d' Italia e la Banca Centrale Europea quando nella pancia delle due banche, la Veneta e la Popolare di Vicenza, si sono formati montagne di sofferenze ( oltre 9,6 miliardi di euro ) che difficilmente saranno smaltite, con la conseguenza che il relativo buco ovviamente sarà pagato con soldi pubblici? 
3- Siamo alla settima banca che salta.E tardivo il governo con la sua Commissione di inchiesta che non prenderà il largo, perché siamo a fine legislatura.Il sistema bancario è marcio perché le banche non seguono la loro naturale vocazione: quella dell'intermediario che raccoglie i depositi ed attua gli investimenti. Corrono ai facili profitti, quelli dei derivati, della finanziarizzazione, scommettendo con i risparmi della povera gente. 
4- Bisogna avere il coraggio di punire banchieri senza scrupolo, ma anche BANCA D'ITALIA e la CONSOB che dormivano mentre il patrimonio dei risparmiatori italiani veniva mangiato vivo.
Abbiamo perso oltre un anno, bruciato milioni di euro ed il desolante destino è comunque quello della liquidazione di gloriose banche che hanno alimentato il nord est, la locomotiva dell'economia italiana. 
Se una banca vale meno di un caffè siamo al baratro dell'economia reale. La nostra è la Repubblica delle banane.

BCE: "VENETO BANCA E POPOLARE DI VICENZA PROSSIME A FALLIRE"

La Banca centrale europea ha dichiarato che la Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca sono "in fallimento o in  probabile fallimento". E ha informato il Single Resolution Board, (Srb) il quale ha deciso di non applicare la procedura di risoluzione. Le due banche quindi saranno liquidate secondo le procedure delle norme italiane.

Lo comunica oggi ADN Kronos che conferma come sia già pronto e immediato l'intervento del governo, che ha già pronta l'operazione di salvataggio. 

Rapida la risposta dell'avvocato Biagio Riccio, che sulla pagina Facebook di SDL Centrostudi replica con fermezza. Riportiamo la sua riflessione coraggiosa sul sistma di vigilanza delle banche 


SE UNA BANCA VALE UN EURO
Fa impressione sentire le cronache dei giornali che Intesa abbia offerto simbolicamente un euro per comprare gli asset positivi delle banche venete, mentre quelli negativi, crediti deteriorati in particolare, saranno a carico dello Stato ( la stessa operazione da sciacalli fu fatta con il Banco di Napoli).
È la funesta conclusione di una gestione ad opera di amministratori che hanno concesso fidi clientelari e non hanno saputo neppure gestire crediti deteriorati. Infatti si vuole procedere, giustamente, ad un'azione di responsabilità nei loro confronti 
Ma sorgono alcune domande:
1- Come è possibile che nonostante la capitalizzazione ( iniezioni miliardarie ) di Fondo Atlante la banca popolare di Vicenza sia dichiarata insolvente? 
2- Dove erano la Banca d' Italia e la Banca Centrale Europea quando nella pancia delle due banche, la Veneta e la Popolare di Vicenza, si sono formati montagne di sofferenze ( oltre 9,6 miliardi di euro ) che difficilmente saranno smaltite, con la conseguenza che il relativo buco ovviamente sarà pagato con soldi pubblici? 
3- Siamo alla settima banca che salta.E tardivo il governo con la sua Commissione di inchiesta che non prenderà il largo, perché siamo a fine legislatura.Il sistema bancario è marcio perché le banche non seguono la loro naturale vocazione: quella dell'intermediario che raccoglie i depositi ed attua gli investimenti. Corrono ai facili profitti, quelli dei derivati, della finanziarizzazione, scommettendo con i risparmi della povera gente. 
4- Bisogna avere il coraggio di punire banchieri senza scrupolo, ma anche BANCA D'ITALIA e la CONSOB che dormivano mentre il patrimonio dei risparmiatori italiani veniva mangiato vivo.
Abbiamo perso oltre un anno, bruciato milioni di euro ed il desolante destino è comunque quello della liquidazione di gloriose banche che hanno alimentato il nord est, la locomotiva dell'economia italiana. 
Se una banca vale meno di un caffè siamo al baratro dell'economia reale. La nostra è la Repubblica delle banane.

giovedì 12 gennaio 2017

ECCO AL LISTA DEI GRANDI DEBITORI INSOLVENTI DI MPS

Nonostante in questi giorni i vertici di Mps abbiano ribadito l'intenzione di non svelare i nomi degli inadempienti per "non rovinare la loro reputazione", come ha dichiarato l'amministratore delegato Marco Morelli, nelle ultime ore la lista dei debitori insolventi del Mps ha cominciato a essere ricostruita da diversi quotidiani. Emergono i nomi di alcune delle aziende che non hanno onorato i debiti nei confronti della banca senese contribuendo a creare l'enorme massa di crediti deteriorati che ha schiacciato l'istituto.



Dalla Sorgenia della famiglia De Benedetti all'imprenditore alberghiero Giuseppe Statuto, da Gianni Punzo (Cisfi) ai costruttori romani Mezzaroma o al costruttore calabrese Antonio Muto, che nel 2011 da Mps avrebbe ottenuto 27 milioni di euro. Ma anche la società senese New Colle Srl o il gruppo Fenice della famiglia Fusi o l'Atac, la società che gestisce il trasporto pubblico locale a Roma

Tra i protagonisti di spicco più emblematici, come ha ricostruito Il Sole24Ore, figura sicuramente la famiglia De Benedetti e la sua Sorgenia.

Mps, prende forma la lista dei grandi debitori. Emergono i nomi di alcune delle aziende che non hanno onorato i debiti nei confronti della banca senese contribuendo a creare l'enorme massa di crediti deteriorati che ha schiacchiato l'istituto. Scrive Milano Finanza

La lista dei cattivi debitori di Montepaschi è l’autobiografia dell’Italia. Pubblica oggi L'inkiesta.


domenica 8 gennaio 2017

MPS: SÌANO RESI NOTI I NOMI DEBITORI DELLE BANCHE SALVATE

Se le banche vengono salvate con i soldi pubblici è eticamente giusto che si conoscano i nomi dei principali debitori. 


È la ferma convinzione del presidente dell'Abi Antonio Patuelli che, in un'intervista a Il Mattino, chiede, a titolo personale, ("Non abbiamo avuto il tempo di discuterne ancora all'interno dell'Associazione") che si faccia eccezione alla legge sulla privacy e vengano resi noti i primi 100 debitori insolventi delle banche che sono state salvate.

"Io chiedo a titolo personale che vengano resi noti i primi 100 debitori insolventi delle banche che sono state salvate. E per farlo, penso al varo di una norma di legge sia per le banche risolute sia per quelle preventivamente salvate dallo Stato. Bisognerebbe cioè fare un'eccezione alle attuali regole della privacy proprio alla luce del fatto che si tratta di banche nelle quali sul piano della risoluzione o del salvataggio preventivo è intervenuto lo Stato o le altre banche e i risparmiatori", afferma Patuelli.

"Una norma come quella proposta farebbe più chiarezza e contribuirebbe anche a evidenziare più facilmente i casi di violazione di una norma che si chiama mendacio bancario, attualmente vigente e che si verifica quando qualcuno prende in prestito dei quattrini raccontando cose false alla banca a cui li chiede in prestito. La legittimittà di questa semplice norma, che può essere anche un emendamento, deriva eticamente dal fatto che - osserva Patuelli - se lo Stato decide di fare un intervento preventivo, vi può essere un'eccezione alla regola della privacy. Lo stesso avrebbe valore nel caso in cui, come avvenuto con il provvedimento del 22 novembre 2015, lo Stato ha deliberato di procedere con la risoluzione per le 4 banche in crisi. In quel caso ha costretto i risparmiatori da un lato e tutte le altre banche italiane dall'altro a sacrifici. Per me, è eticamente giusto che si vedano quali sono stati almeno i principali debitori insolventi".

"A livello etico le ragioni delle normative sulla privacy non sussistono se c'è un intervento preventivo dello Stato o un intervento dello Stato per salvare una banca a carico delle altre banche concorrenti e dei risparmiatori. Se si chiede la solidarietà pubblica - sottolinea - non ci può essere la solidarietà degli altri e il vecchio segreto bancario".


Fonte: (askanews)


ECCO COSA HA FATTO SDL CENTROSTUDI PER SALVARE I CORRENTISTI E LE PMI DI MPS

giovedì 5 gennaio 2017

LE BANCHE SONO MENO OTTIMISTE RISPETTO AL PASSATO

Le banche sono meno ottimiste rispetto al passato. Il 68% si aspetta un miglioramento dei risultati operativi per l'anno appena iniziato, contro il 75% di dodici mesi fa. È quanto mostra uno studio effettuato dalla società di consulenza EY. Un terzo degli istituti finanziari stima che i risultati saranno negativi, evidenzia la ricerca effettuata fra 120 banche svizzere. "Si tratta del dato peggiore dall'inizio dello studio" sette anni fa, ha detto oggi l'esperto di EY Patrick Schwaller ai media a Zurigo.



Nonostante tutto, l'80% degli istituti ha affermato di avere ottenuto buoni risultati nell'anno appena trascorso. Il settore bancario è in effetti riuscito a gestire meglio del previsto le difficili condizioni di mercato. Secondo il 95% degli istituti finanziari, i tassi negativi applicati dalla Banca nazionale svizzera (BNS) hanno conseguenze sfavorevoli, con un aumento dei rischi. Anche per questo, il 35% degli istituti elvetici valuta a sua volta l'introduzione di tassi negativi per i clienti privati a partire da un determinato patrimonio. 

L'anno scorso la misura era presa in considerazione dal 30%. Questo passo viene valutato in particolare dalle banche cantonali: circa il 60% ci sta seriamente pensando. L'anno scorso la quota era solamente del 20%. Fino a questo momento solo pochi istituti hanno effettivamente concretizzato i tassi negativi, anche per "paura che i clienti siano spinti a ritirare il proprio denaro. Tuttavia, sempre più banche valutano seriamente di introdurre la misura", ha dichiarato Schwaller.

Fonte:  swissinfo


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